Archivio

Archive for the ‘ottimismo’ Category

Il miglioratore del mondo

Le difficoltà, i “traviamenti”, le inquietudini, gli slanci e le ombrosità dei tormentati anni della giovinezza rivivono splendidamente descritti in un significativo racconto della produzione giovanile hessiana. Nel “miglioratore del mondo” Hesse riflette con ironia partecipata e particolare finezza psicologica sul travaglio della gioventù nell’impatto con il mondo “adulto”…

Ogni periodo della vita che comporta trasformazioni e cambiamenti sembra riproporre le tensioni, i tormenti e le contraddizioni della vita giovanile, anche se i cambiamenti avvengono avanti negli anni. Gli atteggiamenti estremi e “anarchici” di Berthold, il protagonista del racconto di Hesse, che decide di lasciare il turpe mondo cittadino per seguire naturiste e pacifiste del suo periodo andando a vivere come un eremita in campagna, sono la raffigurazione esplicita delle nostre tensioni interne votate al cambiamento.

“Solo il mattino seguente, svegliandosi in un letto nuovo insolitamente morbido e ricordandosi della sera prima, si rese conto che la sua insoddisfazione per la semplice stanzetta e la sua esigenza di una maggiore comodità andavano in effetti contro la sua coscienza. Solo che non se la prese, si alzò ben riposato dal letto e pensò con eccitazione alla giornata che lo aspettava…”

Migliorare il mondo” significa, su un piano squisitamente soggettivo, migliorare la propria prospettiva e cambiare il proprio mondo: un azione che senz’altro influenza positivamente chi sta intorno, attraverso la diffusione pervasiva di buone pratiche di trasformazione.

A volte il cambiamento avviene diversamente, poiché si insinua dolcemente tra le pieghe dei nostri atteggiamenti e permette le modificazioni del nostro essere in forma incosciente, salvo poi emergere con forza tutto insieme:

“Per prima cosa si recò da un barbiere per farsi accorciare i capelli e tagliare la barba, e quando si guardò allo specchio e poi uscì in strada e sentì nel vento leggero la freschezza delle guancie rase, gli cadde completamente di dosso ogni eremitica timidezza. In fretta si recò in un grande negozio di abbigliamento, comprò un vestito alla moda e lo fece adattare il più accuratamente possibile alla sua figura, lì accanto acquistò della biancheria, cravatta, cappello, e scarpe, vide finire il suo denaro e andò in banca a prelevarne dell’altro, aggiunse al vestito un cappotto e alle scarpe delle soprascarpe di gomma, e la sera, quando tornò a casa piacevolmente stanco, trovò già tutto lì, in scatole e pacchetti ad aspettarlo.”

Mezirow delinea scientificamente le “fasi della trasformazione”, ricorrenti in ogni individuo, sebbene queste avvengano con tempi e modi differenti per ognuno di noi (Mezirow, 1991):

1)  dilemma disorientante;

2)  autoesame, sensi di colpa e di vergogna;

3)  valutazione critica degli assunti epistemologici, socioculturali e psichici;

4)  scoperta della scontentezza come processo comune ad altri;

5)  esplorazione delle opzioni che prospettano nuovi ruoli, relazioni e azioni;

6)  pianificazione di un corso d’azione;

7)  acquisizione di conoscenze e competenze utili all’implementazione dei propri piani;

8)  sperimentazione provvisoria di nuovi ruoli;

9)  familiarizzazione con i nuovi ruoli e relazioni;

10) reintegrazione nella propria vita, sulla base delle condizioni imposte dalla nuova prospettiva.

Dopo questo faticoso percorso, che associa momenti drammatici e intensi ad episodi di riflessione e sperimentazione meno emotiva, si torna forse, “piacevolmente stanchi”, ad osservare i frutti della propria evoluzione interiore e a compiacersi, per auto-gratificazione, del lavoro svolto.

Il cambiamento è un’eterna battaglia di ottimismo e speranza autogenerata. Attraverso le agitazioni utopiche e le lotte interiori si combatte verso l’equilibrismo tra la “sindrome di Pollyanna” e il “pessimismo cosmico”, tentando strade più o meno adeguate al proprio atteggiamento intrinseco.

Il “Bullish Feeling”(il toro è uno dei due animali-simbolo della finanza, il termine bullish definisce un mercato in rialzo, in opposizione al mercato bearish che tende invece al ribasso), che dalla terminologia giornalistica sta prendendo piede, rappresenta una chiave di volta importante per impostare lo “standing” interiore. Non si deve scadere nell’ottimismo delle favole, distaccato completamente dalla realtà: lo sguardo alla storia e all’esperienza personale deve essere sensatamente connesso al contesto di riferimento, evitando però di ritrovarsi in situazioni di rimpianto o di melanconia per il “tempo che fu”.

Le date, le ricorrenze hanno un valore se tali sentimenti ed espressioni comportamentali vengono fatte rivivere con una tensione “giovanile” verso il futuro. Futurismo d’azione e di contemplazione, obiettivi “raggiungibili e misurabili”, ma comunque alti.

Ritrovare la fiducia in sé stessi significa anche attribuire un po’ di fiducia nell’intangibile (non dico negli uomini, potrebbe diventare un passaggio “illusivo”), nella compensazione del Fato, o nella Provvidenza (fate voi..). È un po’ la regola che tutti gli imprenditori di successo sembrano raccontare, dove anche di fronte alle difficoltà l’unica cosa che conta è la “fede” nelle proprie capacità, la “speranza” nella buona sorte e la “carità” del lavoro umile e costante di tutti i giorni.

Non basta. A guidare la trasformazione in positivo dei malumori interni in un momento di cambiamento serve anche il supporto degli affetti, la condivisione di speranze e di obiettivi comuni verso un futuro preciso e piacevole. Un sogno lucido e una persona accanto.

“«È venuto il dottor Reichardt», disse Agnes alla madre, che porse alla mano il visitatore. Ma lei, nella luce mattutina della stanza chiara, guardò l’uomo, lesse sul viso smagrito la miseria di un anno sbagliato e difficile, e nei suoi occhi la volontà di un amore ormai chiarito. Non lasciò più il suo sguardo e, silenziosamente attratti l’uno dall’altro, si diedero ancora la mano.”